Il DSM IV (1994) stabilisce, per l’attribuzione di una diagnosi di autismo, i seguenti criteri:
1. Alterazioni qualitative dell'interazione sociale, distinte in:
a) grave compromissione di comportamenti non verbali come lo sguardo reciproco, le espressioni facciali, le posture corporee e i gesti che regolano l'interazione sociale;
b) incapacità a formare relazioni con i coetanei in maniera adeguata al livello mentale;
c) mancanza di ricerca spontanea della condivisione di giochi, interessi ed obiettivi con i coetanei;
d) mancanza di reciprocità sociale o emozionale.
2. Alterazioni qualitative nella comunicazione, distinte in:
a) ritardo o assenza di linguaggio verbale, non compensato da gesti o espressioni mimiche;
b) grave alterazione nella capacità di iniziare o sostenere una conversazione (nei soggetti con linguaggio adeguato);
c) uso ripetitivo o stereotipato della conversazione;
d) mancanza di giochi spontanei di finzione e di iniziative sociali di gioco adeguate all'età mentale.
3. Comportamenti, interessi, attività stereotipate, ripetitive e ristrette caratterizzate da:
a) restrizione di attività ed interessi;
b) insistenza su rituali o routines non funzionali;
c) manierismi motori ripetitivi;
d) preoccupazione persistente con parti di oggetti.
Per la diagnosi di autismo si richiedono almeno due elementi della prima categoria, uno della seconda e uno della terza: almeno sei in tutto. Inoltre, deve essere presente un'anomalia della funzione in almeno di una di queste aree, prima dei tre anni.