Il volontario PEIAD:
• Conosce le nozioni fondamentali sull’autismo e sulle principali tecniche d’intervento.
• Cura il bambino rispetto all’igiene personale, all’abbigliamento e alla pulizia.
• Sa mantenere l’ascolto delle proprie emozioni, in relazione al bambino, al suo comportamento, all’interazione.
• Possiede un’attitudine alla ricerca, evidenziabile attraverso le domande che si pone circa i propri vissuti e quelli del bambino, nelle diverse situazioni.
• E’ disposto a mettersi in discussione, avendo chiaro che tutto quello che chiede al bambino non può evitare di chiederlo innanzi tutto a se stesso.
• Rimane aperto sulla possibilità di farsi domande circa la propria partecipazione in tutti i comportamenti non comprensibili del bambino, cogliendo la propria parte.
• Mantiene aperta la possibilità di modificare i propri codici di lettura, cercando ipotesi alternative.
• Si apre ai rimandi del gruppo dei volontari.
• Mantiene uno spazio di riflessione costante su quello che accade.
• Sa chiedere sostegno al gruppo.
L’accompagnare la persona autistica nella sua crescita presuppone che il volontario svolga una ricerca interna, per portare alla luce il senso, il nome e il messaggio insito nei propri comportamenti e nelle proprie emozioni, anche in quelle meno conosciute e più antiche, determinate dalla storia personale. Quindi, l’intervento si pone proprio l’obiettivo di entrare in profondità, per andare alla ricerca di spazi meno conosciuti ed esplorati, nei quali ognuno può incontrare le proprie bizzarrie, i propri “comportamenti non comprensibili”, il proprio bambino autistico, le sue richieste, i suoi desideri, le sue emozioni.
Il bambino, quindi, può offrire una serie di opportunità di crescita, se l’adulto è in grado di utilizzarle, mettendo in discussione i propri schemi mentali precostituiti, e co-costruendo con lui una nuova lettura dell’esperienza.