I Fondamentali

Ball Handling

Il ball-handling (o manipolazione della palla) è utilizzato per avere un primo approccio con la palla, prendendo con essa la giusta confidenza. Spesso, il ball-handling è impiegato nella prima fase di allenamento, soprattutto con soggetti alla prima esperienza di pallacanestro, o con bambini, di una determinata fascia d’età, che nel minibasket è considerata la “fase dell’emozione”.

E’ di fondamentale importanza utilizzare il ball-handling soprattutto con quei soggetti che mostrano una maggiore difficoltà a sviluppare questo primo approccio con la palla.
Trattare la palla è il primo fondamentale della pallacanestro. Questo fondamentale precede ogni altro gesto, perché se non si sa controllare la palla, come si possono eseguire bene gli altri fondamentali?
Saper controllare la palla dà fiducia al giocatore: Attraverso esercizi appropriati e crescenti in difficoltà il giovane atleta acquisirà una maggiore confidenza e sicurezza nel controllo della palla, necessarie per la sua crescita nel gioco del basket.
Il ball-handling è molto impiegato nel minibasket, nell’allenamento di bambini dai 6 a 10/11 anni.
La fase dell’emozione, nel soggetto autistico, è assai più marcata rispetto ai coetanei normodotati, pertanto, l’utilizzo di specifici esercizi di ball-handling assume fondamentale importanza, perché consente loro di superare la fase emozionale e di proseguire, con maggiore serenità, nell’apprendimento del gioco della pallacanestro.
Ogni singolo esercizio, a differenza di quelli svolti dai coetanei normodotati, deve essere scomposto in altrettanti esercizi (due o tre di norma), ognuno propedeutico al successivo e crescente in difficoltà, al fine di ottenere lo scopo desiderato, ovvero l’acquisizione della necessaria confidenza con la palla.

Palleggio

Il palleggio è il primo fondamentale che s’insegna nel mondo della pallacanestro: senza il palleggio non si può disputare nessun tipo di gara. Infatti, già nei primi anni di età, si cerca di far capire ai piccoli sportivi che il palleggio serve per spostarsi nel campo da gioco e che si può interrompere solo se si deve passare la palla al proprio compagno di squadra, o se si è in procinto di tirare a canestro.

Questo perché, nella pallacanestro, non si può correre con la palla in mano né si può bloccare il palleggio, per poi continuare di nuovo a palleggiare.
Nei soggetti autistici, il palleggio non è poi così semplice da insegnare. Accade, spesso, che alcuni non lascino cadere la palla a terra, oppure che la lascino cadere, ma senza dargli la giusta spinta per farla risalire verso l’alto.
Raggiunto un primo step, che consente il palleggio sul posto, potrebbe in seguito accadere che i giovani atleti non riescano a fare i passi successivi: la partenza in palleggio o il cambio di mano, di direzione, di senso.
In effetti, l’integrazione di diversi schemi motori può risultare particolarmente complessa per i ragazzi autistici, così come la comprensione di alcune richieste più articolate.
Gli elementi sopra citati sono tutti elementi tecnici decisamente importanti per spostarsi nel campo e, durante le competizioni, per superare gli avversari ed andare a tirare a canestro.
Come per il ball-handling, gli esercizi vengono proposti in successione, per grado di difficoltà, accompagnando nell’acquisizione del gesto motorio e nella comprensione del compito, in base al livello di abilità.

Passaggi

Acquisita la confidenza con la palla, il passaggio, che è il fondamentale più usato nel corso di una partita, oltre ad essere un gesto tecnico complesso, deve essere anche insegnato, al giovane atleta, come il mezzo attraverso il quale collaborare con i compagni di squadra. Questo fondamentale e, nello specifico, il concetto di collaborazione, trova una certa difficoltà ad essere acquisito dai bambini normodotati,

legati egoisticamente al possesso della palla. Nei giovani autistici, l’apprendimento di questo fondamentale risulta ancora più problematico, perché alla difficoltà d’insegnare la complessità del gesto tecnico (spinta della palla in avanti verso un compagno, non più a terra come nel palleggio, distendendo velocemente le braccia con un movimento coordinato degli avambracci, dei polsi e delle dita con frustata finale di queste e rotazione in fuori dei palmi) si aggiunge la necessità di accompagnare il giovane atleta a rilasciare la palla verso il compagno, facendo attenzione ai movimenti di quest’ultimo.
Ottenere dai nostri atleti l’esecuzione del passaggio nelle diverse modalità (due mani petto, battuto a terra e sopra la testa) è un risultato importante, che permette, progressivamente, di comprendere l’aspetto collaborativo del gioco di squadra.

Tiro

Il tiro è forse il fondamentale più importante, in quanto fare canestro dà modo alla squadra di ottenere un determinato punteggio, fino a raggiungere la vittoria. La tecnica di tiro è di vitale importanza se si vuole fare canestro e normalmente si danno delle indicazioni verbali sul tipo di postura che si deve tenere di fronte al canestro e come tenere ben salda tra le mani la palla.

Con i nostri ragazzi, si cerca di dare sia indicazioni verbali sia indicazioni gestuali, utilizzando aiuti fisici nei casi più difficili. Non si cerca la perfezione del gesto, ma si cerca di insegnare dove si deve tirare la palla, ed eventualmente, come fare un canestro, per poi affinare il gesto tecnico.
Nella pallacanestro, ci sono diversi tipi di tiri che si possono effettuare in base alle diverse situazioni di gioco, come il tiro libero, il tiro fuori area dei tre punti, il tiro in terzo tempo, il tiro in sospensione, tutti tiri che possono essere acquisiti negli anni, in un contesto come quello de Il Filo dal Canestro, non impossibili da eseguire, soprattutto per quanto riguarda il tiro libero e il tiro in terzo tempo.