Tra gioco e terapia

Nel corso degli anni in cui abbiamo portato avanti gli allenamenti del progetto Il Filo dal Canestro, abbiamo potuto osservare molte evoluzioni nel comportamento dei bambini e dei ragazzi, nella modalità di stare in campo, di usare la palla, di relazionarsi con l’operatore e con i compagni. La prima volta che i bambini vedono il campo da basket possono avere reazioni diverse:

chi inizia a correre, chi si immobilizza, chi urla, chi non toglie gli occhi dalla palla.
In ogni caso poi, presa un po’ di confidenza, spunta sul loro viso il sorriso, per la possibilità di esplorare uno spazio nuovo, di maneggiare questo strumento meraviglioso che è la palla, di centrare il canestro, di osservare i compagni intorno che giocano e si divertono.
Lo sport di per sé ha delle regole e una strutturazione ben precisa per cui, divertendosi, gli atleti imparano ad entrare in relazione, ad autoregolarsi, a muoversi nello spazio. Aspettare in fila, seguire degli schemi, rispondere alle richieste dell’allenatore è un punto di arrivo per molti bambini autistici, ed è molto motivante sapere che se si rispettano le regole, si arriverà finalmente al sospirato tiro dentro al canestro.
Tra un sorriso e un passaggio, il corpo impara a muoversi in maniera più coordinata, gli occhi diventano più attenti ai movimenti della palla, le mani imparano a lasciare andare e a prendere, il cuore impara ad aprirsi nella relazione con gli altri.
Tutto questo è nel gioco del basket e tutto questo è assolutamente terapeutico, abilitativo, evolutivo.
Come ha detto Ossicini, lo sport è terapia. (Ossicini, 1990, 1)
Eppure la pratica sportiva con i ragazzi disabili è relativamente recente, la pratica con gruppi di ragazzi autistici ancora di più.
L’attività sportiva offre alla persona con disabilità, come a tutti coloro che la praticano, la possibilità di soddisfare il bisogno del corpo di esprimersi, attraverso il movimento. Questa è una esigenza di base per l’uomo, fin dall’infanzia.
A maggior ragione, per chi è diversamente abile, lo sport permette di migliorare la coordinazione motoria, la forza, la resistenza, la velocità; offre la possibilità di restituire al corpo la sua importanza, restituendogli la propria finalità, il proprio valore e la propria dignità.
Attraverso lo sport e il movimento si può finalmente scoprire, o riscoprire, se stessi, sviluppando una percezione positiva di sé a tutti i livelli.
Inoltre, lo sport di squadra mette in relazione con gli altri: la condivisione anche di un semplice allenamento permette di lavorare sulla relazione tra pari, permette di scoprire funzioni e talenti diversi. Soprattutto permette di incontrare dei coetanei su un campo diverso da quello scolastico, un campo dove ci si può riconoscere come atleti, dove la diversità sfuma nella gioia di un gioco comune.
Si possono scoprire abilità inaspettate che, unite a quelle dei compagni, permettono il raggiungimento di un obiettivo comune.
Lo sport diventa allora una possibilità di incontro, con se stessi e con gli altri.