Prognosi

La persistenza stessa dell’ADHD rappresenta il fattore di peggior prognosi psicosociale. 

La sua storia naturale, infatti, è caratterizzata da persistenza fino all’adolescenza in circa due terzi dei casi e fino all’età adulta in circa un terzo o la metà dei casi. 

Difatti, dall’infanzia all’adolescenza, il 70-80% dei casi si mantiene.
Molti di quelli che non rientrano più nella descrizione clinica dell’ADHD hanno ancora significativi problemi di adattamento nel lavoro, a scuola o in altri contesti sociali.
Gli inevitabili fallimenti che il bambino ADHD accumulerà nella sua esperienza di vita - sociali, scolastici e familiari - favoriranno, inevitabilmente, lo sviluppo di tratti oppositivi e provocatori.
Con la crescita i sintomi dell’iperattività possono evolvere in intensa attività fisica, intenso lavoro, attività sociale e relazionale caotica.
Per il disturbo di attenzione, le cose rimangono alquanto inalterate.
Nella fascia 3-6 anni sono presenti disturbi dello sviluppo e comportamento oppositivo
Nella fascia 7-12, sono presenti disturbi dell’apprendimento, disturbi d’ansia e dell’umore.
Nell’adolescenza è presente abuso di sostanza, disturbo sociale, ansia, bassa autostima
Nell’età adulta, sono presenti difficoltà lavorative, economiche, nei rapporti, problemi legali, bassa autostima, disturbi d’ansia e dell’umore.